Memento nasce da un esigenza clinica, dalla necessità di sopperire in modo semplice e funzionale alle difficoltà delle persone che per cause differenti perdono la capacità di memorizzare o recuperare informazione dalla memoria. L’idea di Memento nasce a conclusione del percorso di specializzazione in neuropsicologia quando Filippo Bianchini si trova a dover aiutare a livello ambulatoriale una persona che ha sviluppato gravi deficit amnesici in conseguenza di una lesione vascolare molto grave (rottura di aneurisma della arteria comunicante anteriore).
Questa persona si trovava in gravi difficoltà perché con la propria memoria aveva perso la propria identità e non era in grado di recuperarla neppure imparando nuovamente la propria storia poiché questo era per lui impossibile. Questa persona si trovava a dover far fronte rileggendo ogni giorno informazioni base della propria vita come chi era, come si chiamava sua moglie, se aveva figli, qual era la sua professione e altro. Ancor più difficile era ricordare ciò che gli era accaduto dopo la malattia, anche a distanza di molto tempo.
Correva l’anno 2006 e gli smartphone si sarebbero diffusi nel mercato di li a poco trasformando la facilità con cui è possibile accedere ad informazioni e contenuti digitali. Questo strumento, ormai diffuso su larga scala senza distinzioni di età, livello culturale o socio-economico offre grandi possibilità sia per la tecnologia sempre in evoluzione sia per la connotazione sociale positiva che lo rende ben accetto dalle persone con deficit.
L’idea di memento nasce dal desiderio fornire uno strumento semplice e veloce per la registrazione e la programmazione delle attività svolte dalla persona, fornendo al contempo uno strumento che agevola il recupero delle stesse. Memento consente di abbandonare tutto ciò che di cartaceo si utilizzava in precedenza e di trasferire su smartphone o tablet tutto il processo di supporto per la memoria che tipicamente hanno persone con patologie della memoria.